Un anno fa…Katusha-Alpecin, i segreti dell’allenamento di Tony Martin per la Roubaix pedalando su di un gigantesco tapis roulant

Uno degli snodi principali della stagione di Tony Martin sarà la Parigi-Roubaix 2018. Il campionissimo tedesco delle cronometro ha deciso quest’anno di dedicarsi per la prima volta con dedizione a questa corsa che, sulla carta gli si addice particolarmente. Non sarà però facile per il 32enne della Katusha-Alpecin riuscire a emergere in una corsa così complicata che negli ultimi due anni lo ha visto fermarsi al 76° posto. Per scoprire i segreti del suo avvicinamento alla Roubaix, CyclingTips ha incontrato il coach di Martin, Sebastian Weber, che lo allena da quando è diventato professionista nel 2008.

Il primo passo è stato quello di capire, a fine 2017, cosa c’era da correggere nella preparazione: “Ciò che non aveva funzionato per Martin era stato il tempismo dello specifico interval training prima delle classiche – ha specificato Weber – Gli intervalli hanno davvero giovato alla sua forma fisica, ma erano stati semplicemente eseguiti nel momento sbagliato”. È stato quindi deciso di spostare questi intervalli, sforzi corti e duri, incentrati sulla soglia anaerobica del corridore, da gennaio a febbraio. In questo modo, “da quel momento in avanti non c’è più molto allenamento – dopo la Tirreno-Adriatico è soprattutto corsa”.

Il piano di allenamento di Martin, fin dall’inverno, è quindi molto meticoloso e si sviluppa per “blocchi” che durano pochi giorni e che vengono decisi volta per volta: “Normalmente durano da due a tre giorni, seguiti da un giorno di riposo e da una valutazione, e poi si ricomincia daccapo un altro blocco di due-tre giorni”. Questi blocchi sono incentrati l’80% delle volte sulla resistenza ma poi, verso la primavera, vengono sostituiti da allenamenti specifici su bici da strada o cronometro a seconda delle esigenze.

La maggior parte di queste sessioni vengono svolte su un tapis roulant in modo del tutto inusuale: ci mette sopra la propria bici e pedala anche fino a tre ore. La bicic non è collegata al tapis roulant, quindi richiede abilità di base e equilibrio, sebbene Weber affermi che sia “facilissimo correre sul tapis roulant, come se fossi sulla strada”. Il vantaggio principale, tuttavia, è quello di potersi allenare regolarmente sulla bici durante l’inverno e poi, in primavera, di poter replicare specifiche salite o tratti di strada. Il tapis roulant consente a Martin e Weber di programmare l’esatta distanza e pendenza su cui lavorare (ad esempio 500 metri al 7%, 1.000 metri all’8% etc…).

“Si affitta un’intera stanza per questo – aggiunge Weber – È un gigantesco tapis roulant, non come quelli che puoi comprare in negozio. È piuttosto grande ed è veloce [fino a 60 km/h]. Basiamo fondamentalmente i protocolli su di esso, come test, ma simuliamo anche diversi profili di gara e ripetizioni specifiche delle salite”. Durante questo periodo, l’allenamento di Tony Martin si svolge in blocchi di quattro giorni, comprendenti anche due o tre sessioni di ginnastica, divisi in:

  1. Allenamento medio-lungo (5 ore di bicicletta-metà all’aperto e metà su tapis-roulant-più 3 “sessioni specifiche” da 30 minuti)
  2. Allenamento breve (3 ore e mezza di allenamento con piccoli intervalli da 30 secondi più 3×6 “sessioni specifiche” di 20 secondi con 1’40” di riposo tra una e l’altra)
  3. Allenamento lungo (6-7 ore con salite e cambi di posizione in bicicletta con finale in pianura ad alta cadenza).
  4. Riposo (1 ora e mezza di pedalata facile)

Al termine, il blocco di allenamento si ripete con variazioni dell’ultim’ora dovute al meteo.

Il suo allenatore spiega poi cosa fa di Tony Martin un campione sia a cronometro che nelle corse in linea: “Ha un’ottima resistenza e un VO2max notevole, combinato con una buona soglia anaerobica; soprattutto quando si guardano i watt-per-metri quadrati e non per kg. Nella prova a cronometro è più comune calcolare la potenza di un corridore in watt per metro quadratro dell’area frontale rispetto alla potenza in uscita per kg. Questa misura dà un’idea migliore della potenza erogata in relazione all’aerodinamica. Più grande è l’area frontale del pilota, peggiore sarà il coefficiente di resistenza e meno sarà aerodinamico.”

Ha anche una capacità molto elevata di recuperare l’accumulo di acido lattico – aggiunge – e ha una capacità glicolitica medio-bassa. Con un peso corporeo medio-alto, i suoi numeri assoluti sono piuttosto buoni. Inoltre è molto resistente e può sopportare molto carico di allenamento. Le sue prestazioni non stanno cambiando molto nel corso della stagione. È piuttosto stabile”. Forse ancora più importante, la potenza di Martin non è diminuita nel corso degli anni, anzi “la sua resistenza è aumentata mentre quella degli altri corridori è scesa“.

In conclusione, tutto ciò può portare Tony Martin a vincere la Parigi-Roubaix? “Il fattore chiave che limita per lui il successo in Roubaix – dice sempre Weber – sarà la sua capacità di emettere una potenza elevata sui ciottoli e in breve tempo: uno, due e tre minuti“. Un problema che si moltiplica esponenzialmente all’aumentare della lunghezza dei settori perché gli sforzi di Martin dovrebbe portarlo a non arrivare nel velodromo insieme a corridori che potrebbero batterlo in volata: “E questo è esattamente il motivo per cui facciamo questi intervalli di 20 secondi nell’allenamento: migliorare il potere glicolitico di Martin e accertarsi di essere in grado di “erogare” una potenza più elevata per tempi più brevi che gli permetta di staccare gli avversari.

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